Il sentiero n° 4 “Attraverso la Riserva del Tirone”. Una piacevole passeggiata tra lecci e pini, con viste panoramiche sul Golfo e il Cratere, in un luogo unico e protetto.
Il sentiero che ci accingiamo ad affrontare è, nonostante i suoi undici chilometri e un tempo di percorrenza orientativo di sei ore, uno dei più agevoli del Parco. Risulta infatti fruibile tutto l’anno e senza grandi difficoltà per l’escursionista. Il n°4, denominato “Attraverso la riserva del Tirone”, oltre ad essere prevalentemente boschivo, si rivela quasi del tutto pianeggiante e senza ostacoli di rilievo. L’unico rischio effettivo potrebbe essere quello di lasciarsi tentare dalle numerose deviazioni che, a monte o a valle del percorso, lo intersecano. È consigliabile quindi attenersi all’itinerario consigliato, anche perché, molte di queste strade alternative sfumano nella selva, senza elementi di facile interpretazione.
Un altro elemento di non secondaria importanza è quello che, la riserva, è tale per la sua unicità e quindi per attraversarla c’è bisogno generalmente di un’autorizzazione. Fino allo scorso anno andava richiesta ai Carabinieri Forestali del “Raggruppamento Carabinieri Biodiversità” di Caserta quello che una volta e ancora oggi viene chiamato UTB (Unità Territoriale per la Biodiversità). Da qualche tempo però il permesso va indirizzato all’Ente Parco Nazionale del Vesuvio che, di recente, in accordo con i CCFF, ha anche organizzato in via temporanea visite guidate lungo la parte percorribile del sentiero ovvero dalla Strada Provinciale fino alla cosiddetta Casa di Amelia.
Ma incominciamo.
Il sentiero ha l’entrata principale dalla strada provinciale del Vesuvio a quota 492 m.slm, dove di fronte a un ristorante, un cancello verde immette direttamente nella pineta che ne caratterizza lo scenario. Il cammino è indicato da un segnavia giallo (per la cartina ufficiale dovrebbe essere arancione!) ed è delimitato da un basso muretto a secco al quale sovente s’alterna una staccionata di legno. Dopo circa 2,8 km dalla partenza, a 615 m. d’altitudine, incontriamo, dopo un facile e piacevole percorso, una casetta, è la “Casa di Amelia”, la strega che, col suo fido corvo Gennarino, vive nel fantasioso Vesuvio dei fumetti. L’Ente Parco, sotto la presidenza Troiano, volle dedicarle il piccolo edificio per accattivare l’interesse dei più piccoli, e condurli, attraverso le avventure del personaggio disneyano, alla scoperta della natura che ci circonda. Da qui pure si diramano dei percorsi, per molti dei quali, dopo il disastroso incendio del 2017, è prevista l’interdizione totale e per questo le indicazioni che seguiranno saranno a beneficio dell’inventario per quando la fruibilità del resto del sentiero sarà consentita.
Una prima stradina parte giusto alla destra del sentiero e della stessa casetta ma anche qui ne é interdetto l’ingresso, probabilmente perché dando accesso ad un bacino d’acqua per il sistema antincendio, potrebbe risultare pericoloso avvicinarsi; conduce comunque ad una serie di baracche ad uso operatori forestali.
Una seconda strada, sulla nostra sinistra conduce a una variante del nostro sentiero. Ma la direzione da seguire sarà per noi quella che, lasciando sulla destra la dimora della fattucchiera, acerrima nemica di Zio Paperone, ci porta verso la pineta, superando sulla sinistra gli edifici rossi, denominati Casermette e andando in direzione sud-sudest. Di qui, facendo attenzione ai segnavia, si guadagna di nuovo il bosco e il sentiero appare nuovamente leggibile. Il percorso, di tanto in tanto, si apre in piccole radure che permettono di ammirare sia il Gran Cono che il Golfo, con Capri e il promontorio di Termini che sfuma verso Punta campanella in primo piano, oppure incorniciati dai pini e i lecci della boscaglia.
Il tragitto, dopo 3,64 km complessivi, incrocia la già menzionata variante, che potremo imboccare sulla via del ritorno invece di ripercorrere la strada dell’andata, e che ci porterà in località “Case Matrone” sulla SP del Vesuvio.
Proseguiamo invece lungo il percorso che, curvando gradualmente verso est, ci condurrà alla fine del sentiero che sboccherà nella Strada Matrone (Sentiero n°6 del PNV). A quota 620 m e a 4,47 km dalla partenza superiamo infatti la sbarra (verde) che delimita il versante opposto della riserva, poi un cancello di legno, dopo sei chilometri totali, incontreremo un’altra sbarra che ci immetterà sull’antica strada.
Dall’incrocio con la Matrone, ritorniamo sui nostri passi, ripercorriamo il sentiero fino al bivio incontrato all’andata (dopo 8,8 km complessivi). Se infatti non si vorrà rifare la strada dell’andata, sarà piacevole seguire quest’altro sentiero, lungo i cui argini non sarà difficile incontrare, in primavera inoltrata, varie specie di orchidee e dove si potrà attraversare una delle lingue laviche dell’ultima eruzione, quella del 1944. Il tragitto, dopo aver lasciato sulla sinistra, a quota 658 e dopo circa 9 km, un raccordo con la strada bassa dell’andata, prosegue tranquillamente incrociando alcuni dei molti sistemi di monitoraggio del Vulcano. Terminerà infine nella Strada Provinciale del Vesuvio, giusto al lato di un altro ristorante.
Ora però, dopo aver fatto attenzione ai non sempre amichevoli cani ivi stanziati, in attesa di un boccone da avventori e turisti, vi toccherà guadagnare l’automezzo, lasciato all’entrata principale del sentiero, percorrendo un bel tratto di strada asfaltata e talvolta trafficata (due chilometri circa). Questa è purtroppo, volendo rispettare l’itinerario ufficiale, la pecca maggiore dell’alternativa della variante, se invece intendete tardare il vostro impatto con la “civiltà” e siete intenzionati a camminare ancora, tornate indietro oppure imboccate la deviazione sulla sinistra (direzione SP) presente poco prima di arrivare al ristorante dove troverete un sentiero che vi condurrà dietro l’edificio storico dell’Osservatorio Vesuviano per poi arrivare nuovamente alla Strada Provinciale in zona Contrada Osservatorio, contesto che potrebbe diventare a sua volta un luogo di partenza e parcheggio alternativo della nostra escursione.